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L'uomo con il turbante: intervista all'autore Massimo de Angelis

É con grande onore che pubblichiamo questa intervista esclusiva con Massimo de Angelis, autore del nuovo romanzo "L'uomo con il turbante", edito da Rubbettino.


Per chi non conoscesse Massimo de Angelis, stiamo parlando di un grande professionista del giornalismo, per 20 anni "defense correspondent" e inviato speciale per la Rai in zone di guerra e in importanti e delicate missioni all'interno dei confini nazionali.


Lo ringraziamo molto per la sua disponibilità ma soprattutto perché ha avuto l'umiltà di mettersi a confronto con chi come noi il giornalismo, quello vero, lo vede alla tv o lo legge nei giornali. Riportiamo di seguito l'intervista integrale e buona lettura a tutti.



Partiamo da una curiosità: Si ricorda cosa le ha fatto promettere a sé stesso: "devo scrivere questo libro"? Qual è stata la sua scintilla e quando è successo?

Non c’è stata una vera scintilla, quanto la consapevolezza, nel corso dei miei viaggi e delle mie avventure professionali, chiamiamole pure così, di una sorta di dovere della testimonianza: di Paesi, di culture, soprattutto di sofferenze e di ingiustizie. In parallelo c’era anche il desiderio di cimentarmi in una forma di racconto più “caldo”, più partecipato e dunque distante da quello giornalistico. Poi, la spinta a superare la mia pigrizia me l’hanno data due amiche, Silvia Rinaldi e Elena Bardin, con i loro pressanti e sinceri “ Devi assolutamente scrivere un libro!”


Il suo libro è ambientato in Afghanistan e racconta della scomparsa di Riccardo e Stefano, due giornalisti. Si è ispirato ad un caso in particolare oppure ha fatto la somma di decine di disavventure che ha avuto modo di sfiorare con mano?

In molti mi hanno rivolto questa domanda, alla quale non rispondo volentieri. Non lo farò neppure questa volta. Posso dire solamente che nel corso della mia vita professionale non sono certo mancati i riferimenti a fatti realmente accaduti per descrivere con verosimiglianza il nucleo del romanzo.


Come descriverebbe l'Afghanistan a chi come noi non ci è mai stato?

L’Afghanistan è un Paese affascinante, sotto molti punti di vista. Lo è nell’asprezza dei suoi paesaggi contrastanti, fra la superba bellezza delle sue catene montuose e l’apparente monotonia cromatica dei suoi deserti; lo è nell’imperscrutabile enigma della cultura, ora crudele ora poetica; nella selvaggia bellezza dei volti maschili forgiati dalla Storia; nella luce calda e triste degli occhi delle donne.


Il ruolo femminile trova ampio spazio nella trama del suo romanzo. Quali speranze vede all'orizzonte per quanto riguarda l'emancipazione femminile nella regione medio-orientale?

Non sarò certo il primo ad affermare che la speranza per il futuro del mondo –non solo per quello mediorientale- sia affidata alla capacità delle donne di ricoprirvi un ruolo ancor più determinante. Dico ancor più perché già oggi il ruolo delle donne è determinante nella società umana: come madri, compagne, dispensatrici di amore e di saggezza. Ora queste doti devono costituire un massiccio apporto di nuova linfa anche nel governo delle nazioni. In certe zone del mondo la loro emancipazione è ancora lenta, ma è inarrestabile. Come in Afghanistan.


Un elemento chiave della sua storia è una lista di nomi lasciata da uno dei due giornalisti a sua moglie, i cosiddetti "garanti": persone che potrebbero aiutare eventuali indagini in caso di una disgrazia. Sappiamo che anche lei ha fatto questo in passato. Che cosa ha provato in quell'istante?

Non ricordo se Salman Rushdie o Martin Amis abbia affermato che in fondo ogni romanzo sia una sorta di autobiografia. Per rispondere alla sua domanda, sì, lo spunto per il romanzo me l’ha fornito proprio una esperienza personale: alla vigilia di una missione particolarmente impegnativa, e per i luoghi e per la situazione potenzialmente pericolosa, stilai una lista di nomi di persone che avrebbero potuto supportare la mia famiglia in caso di… Non avevo focalizzato una particolare situazione ma provai una sensazione di nuova consapevolezza che mi indusse a quella decisione.


É alla sua prima fatica letteraria: come ha affrontato il processo creativo? Come ha affrontato i giorni meno ispirati? Conviene aspettare l'ispirazione oppure darsi obiettivi giornalieri e cercare di rispettarli?

Esemplificando, direi un po’ e un po’. Anzitutto non mi sono affidato a una intelaiatura precostituita, quanto piuttosto a una sorta di canovaccio mentale che ho via via sviluppato. La cosa che mi ha sorpreso è stato constatare la veridicità di quanto affermato da alcuni grandi scrittori e cioè che a un certo punto il libro si scrive da sé. Quando idee, pensieri e riflessioni diventano parole scritte, è come se richiamassero altri ragionamenti, intrecci, soluzioni. Pertanto posso affermare di non aver mai avuto problemi di ispirazione, salvo qualche difficoltà nella cronologia dei capitoli.


A chi suggerirebbe il suo libro in particolare?

A questa domanda rispondo molto volentieri, perché non vorrei si ritenesse che “L’uomo con il turbante” sia dedicato, o adatto, a una particolare tipologia di lettrici o lettori. Si tratta di un romanzo e come tale contiene ingredienti che non sono soltanto trama. Il personaggio di Caterina, ad esempio, è una Penelope moderna, con il proprio amore per il suo Ulisse scomparso e con il coraggio e la sagacia profusi nella sua ricerca; Virgilia è l’eroina muta e dolente che infonde saldezza nel proprio uomo; Adrio è l’ago della bilancia nella consapevolezza di un ruolo arduo e pericolosamente determinante per la sorte dei suoi amici; i “garanti” sono frastornati per un incarico che li catapulta in una realtà misconosciuta, che non li solleva però dai propri affanni personali. A questo “versante italiano” come lo definisco io, si aggiungono l’esotismo afghano e il thrilling animato da servizi d’informazione, diplomatici e militari. In sintesi, una storia intimistica e di suspense.


A quali altri autori di romanzi vorrebbe che "L'uomo con il turbante" fosse affiancato?

A Dostoevskij ah ah! No, non scherziamo, lascio la risposta ai lettori.


Quali consigli può dare ai ragazzi che hanno il sogno di diventare autori?

Questa è una bella domanda. Pur non ritenendomi la persona più adatta per dare una risposta esauriente, direi quello di leggere e scrivere. Non importa come e che cosa scrivere, il soggetto può essere il primo amore, la lite con un amico, l’emozione di una partita di calcio, non importa. Intanto imparare a tramutare pensieri e ricordi in parole scritte, poi lasciarle decantare, rileggerle dopo qualche tempo e poi cercare di migliorarle. Ma prima di diventare scrittori occorre diventare lettori onnivori.


Immaginiamo che abbia una bacchetta magica e che possa impadronirsi di un libro scritto da altri. Quale sceglierebbe e perché?

Il re della pioggia” di Saul Bellow. Mi colpì per il suo personaggio alla ricerca di se stesso, per l’ambientazione incomparabile dell’Africa che io adoro. Non saprei, è come chiedere perché ami mia moglie, perché sì.


E se potesse scegliere un libro da far leggere ai ragazzi che vanno a scuola, quale inserirebbe nel programma scolastico?

Centomila gavette di ghiaccio” di Giulio Bedeschi, l’autobiografia di un ufficiale medico degli Alpini durante la tragica ritirata in Russia. Un documento palpitante sugli orrori delle guerre. E poi “I promessi sposi”, c’è già, ma lo spoglierei dalla veste di testo scolastico per lasciarlo alla sua essenza di Romanzo con la R maiuscola.


Ci deve perdonare ma la nostra passione, insieme ai libri, sono i regali in generale. Qual è il regalo che vorrebbe ricevere e che nessuno ancora le ha fatto? Forse qualcuno leggendo questa intervista potrà rimediare..

Grazie, ma la bellezza di un regalo è racchiusa nella sorpresa.


Grazie ancora per aver accettato questa intervista e siamo molto onorati di averla avuta come nostro ospite.




Per chi volesse approfondire le tematiche del libro vi invitiamo alla visione del seguente video: la presentazione del libro moderata da Maria Concetta Mattei, giornalista Rai con gli interventi della Senatrice della Repubblica Emma Bonino e Giulio Castelli, scrittore.

Massimo de Angelis ha un profilo Twitter, che vi invitiamo a seguire.



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