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La cura ai tempi del COVID-19: intervista all'autore Antonio Pinna

Siamo felici di aver avuto Antonio Pinna come prima intervista in questo nuovo anno.

Antonio Pinna, dirigente scolastico in pensione e giornalista pubblicista si è laureato in Filosofia ed in Scienze e Tecniche Psicologiche con una tesi sulla SLA, è stato preside dell’Istituto Statale d’Arte “Carlo Contini” di Oristano ed ha collaborato per diversi anni ai due quotidiani sardi, l’Unione Sarda e la Nuova Sardegna.


Oggi lo intervistiamo per il suo nuovo lavoro "La cura ai tempi del COVID-19", frutto di un viaggio fra le persone che solo una persona carica di empatia come l'autore può pensare di intraprendere. Scopriamo insieme qualche dettaglio in più su questo moderno ritratto di tanti eroi spesso dimenticati: anziani, disabili e caregiver nella pandemia.


Che cosa la colpisce di più quando guarda al sistema sanitario dell'Emilia Romagna, preso come esempio positivo nel suo ultimo libro?

Nel settore della non autosufficienza, cioè di quei pazienti che non sono in grado di provvedere alle indispensabili operazioni della vita quotidiana, l'Emilia Romagna destina da vari anni una somma pari o leggermente superiore a quella prevista con i finanziamenti nazionali. Ma è l'aspetto qualitativo che mi colpisce maggiormente: nell'informazione, formazione, sostegno ai caregiver dal 2014 in questa regione nei distretti sanitari e nei comuni si sviluppano delle azioni strutturate ed efficaci, valutate annualmente. In questo settore l'Emilia Romagna è l'unica regione italiana che collabora con Eurocarers, l'associazione europea dei caregiver.


Quando nasce in lei la necessità di raccontare "La cura ai tempi del COVID-19"? Si ricorda il momento esatto quando ha deciso di intraprendere questo racconto?

Esattamente con l'inizio del primo lockdown, a marzo dello scorso anno, quando il nostro Paese è diventato "zona rossa". Avevo già in mente di scrivere un libro sui caregiver, sui familiari che spendono la loro vita per i più fragili, ma durante il lockdown ho visto il confinamento obbligatorio come un momento di ulteriore sofferenza delle famiglie intere dei disabili gravi e gravissimi. Le restrizioni dell’isolamento a causa della pandemia hanno acuito le sofferenze di anziani, disabili e caregiver familiari, spesso lasciati soli.


La reazione dell'Italia alla pandemia ha fatto discutere, nel bene e nel male. Secondo lei abbiamo dimostrato maggiori problemi economici o culturali in questa situazione di emergenza?

Nonostante i gravi tagli da quindici anni in qua, la sanità pubblica nel nostro Paese dimostra spesso la sua qualità. Nel primo lockdown abbiamo dimostrato una coesione nazionale eccellente, una solidarietà sociale ed una grandissima prova degli operatori sanitari riconosciuta a livello internazionale. Nella seconda fase è iniziata la diatriba tra governo e Regioni, i servizi socio-sanitari territoriali sono stati fragili e inefficaci, lo stesso tracciamento dei malati è spesso venuto meno. Abbiamo ancora molta strada da fare per debellare la pandemia, "É venuto il tempo dei costruttori" ha detto il presidente Sergio Mattarella molto giustamente.


Il COVID-19 ha ridotto, se non in certi casi interrotto completamente il contatto con i disabili. Quale tra le disabilità da lei prese in esame ne soffre di più e quali speranze dare a queste persone e ai loro familiari?

Già nel mio libro Il mio viaggio nella SLA (Cuec, 2018) avevo toccato con mano la solitudine delle persone non autosufficienti. Volevo allargare il mio sguardo a diversi tipi di fragilità. Ho dedicato un intero capitolo a questo tema: il venir meno delle visite mediche a domicilio, la chiusura dei centri diurni per anziani e disabili (soprattutto bambini autistici, disabili psichici, nella sfera relazionale, anziani malati di demenze), hanno messo a dura prova la resilienza delle famiglie, sostenute da una grande mobilitazione delle associazioni di volontariato. La speranza è che si rafforzino decisamente i servizi territoriali e che le istituzioni non girino il loro sguardo dall'altra parte. La disabilità diventa sempre più il fronte nel quale le famiglie non devono essere abbandonate, ma aiutate da un'etica pubblica che è ancora carente.


Essere sordomuti nell'era delle mascherine. Ha notizia dell'utilizzo delle mascherine trasparenti?

Sì per questi disabili, un dramma nel dramma: ho raccontato un episodio in questo senso. Rimarco questo aspetto perché il mio libro è per lunghi tratti un racconto di storie, di episodi in tutta Italia. Per quattro mesi ho seguito una rassegna stampa quotidiana: centinaia di articoli. Ho avuto notizia delle mascherine trasparenti: scoperte, frutto della creatività italiana. La generosità e la solidarietà in Italia assumono spesso questo tratto creativo che ci distingue a livello internazionale.


I caregiver familiari sono protagonisti (positivi) del suo libro. Le è mai capitato di imbattersi in famiglie dove la disabilità non è stata ancora accettata? In altre parole: ha incontrato qualche eroe al contrario?

Da cinque anni ho un gruppo Facebook SLA - IN MEN CHE NON SI DICA e da due anni e mezzo una pagina Facebook Prendersi cura dei più fragili, insieme seguiti da qualche migliaio di iscritti e followers. Qui mi capita di segnalare occasionalmente certi episodi negativi in questo senso, ma la mia attenzione è rivolta soprattutto alle "buone notizie", alle iniziative di solidarietà e agli episodi di resilienza di singoli e gruppi. Nei miei incontri di presentazione del precedente libro ho riscontrato l'atteggiamento di amici di disabili che rinunciano a visitarli perché "non li riconoscono più", guardano più alle loro malattie, alle privazioni severe della disabilità che alle persone. Nella mia mente e nel mio cuore ci sono molte belle persone che resistono e lottano contro le malattie anche con il sorriso.


Questo libro è edito Maggioli Editore. Qual è la sua personale esperienza nel lavorare con loro?

Dopo il libro sulla SLA, volevo approdare ad una casa editrice nazionale. Ci son riuscito. Ho trovato una pronta risposta, già da molti mesi nella Maggioli. Purtroppo le gravi difficoltà di ripresa delle attività editoriali hanno fatto maturare un piccolo ritardo nella pubblicazione. Devo ribadire la grande attenzione dello staff editoriale della casa editrice romagnola: la lettura anche parziale della mia bozza ha convinto la direttrice della rivista Maggioli Welfare Oggi a richiedermi un articolo sulla diffusione del Covid nelle Rsa, nelle residenze sanitarie assistite. E' stato pubblicato nel numero di Novembre. A Dicembre ho seguito alcuni eventi del Forum Non Autosufficienza Digitale Edition 2020. La Maggioli è una casa editrice leader nelle pubblicazioni nel settore della non autosufficienza. È di poche settimane fa la pubblicazione del settimo Rapporto sugli anziani non autosufficienti in Italia 2020-2021.


Ci perdoni la domanda classica: qual è il suo libro preferito?

Scelta difficile. Uno degli ultimi senza dubbio alcuno M di Antonio Scurati. Dopo il primo sto leggendo il secondo: un romanzo documentario che insieme alla notevolissima cura delle fonti ha il pregio di una narrazione scenografica: sembra la scrittura di un film. È minuzioso nei dettagli, ma non è pedante. Appartiene ad un genere che tempo fa prediligevo molto: le biografie. Tanto che ne ho scritto una anch'io, Antioco Zucca, un filosofo sconosciuto, 2D editrice Mediterranea, 1994.


Quali sono le sue passioni al di fuori del giornalismo e della letteratura?

Quattro passioni: camminare, viaggiare, l'arte, la saggistica. La mia passione principale che le riunisce tutte: la conoscenza. Mi mancano i viaggi, mi mancano tanto. Vi racconto un episodio: a dicembre 2018 dovevo presentare Il mio viaggio nella SLA a Treviso. Per risparmiare nel viaggio ho fatto tappa a Mestre con Italo treno. Con mia grande gioia ho visto nel sottopassaggio della stazione la pubblicità del Museo del Novecento di Mestre, aperto dieci giorni prima. L'ho visitato ed ho acquistato il catalogo che ho comprato anche per i miei figli, viaggiatori anche loro.


Lei è stato un dirigente scolastico nella sua carriera. Si è mai chiesto come avrebbe affrontato questa strana epoca caratterizzata da chiusure e didattica a distanza?

Le chiusure e la didattica a distanza alla lunga produrranno con molta probabilità un grande impoverimento educativo ed un aumento dell'analfabetismo di ritorno. L'aula con le relazioni faccia a faccia tra docente e studente è insostituibile. Naturalmente bisogna saper trasmettere la passione per la conoscenza, lo studio (ahimè parola dimenticata da tempo). Se la motivazione per la lettura e lo studio non era ben radicata negli studenti, sono scettico sull'uso della didattica a distanza come esclusivo momento di istruzione (altra parola dimenticata). Purtroppo questa pandemia è venuta dopo la precedente...quella per cui non è importante essere esperti, non dilettanti... si è indotta la pericolosa equazione "esperti uguale corrotti", disonesti, tacendo che l'ignoranza induce una disonestà non meno pericolosa, quella intellettuale, la madre delle fake news.


Se avesse la bacchetta magica, quale libro aggiungerebbe al programma scolastico e perché?

Non ho dubbi.. l'Enciclica Laudato sì di Papa Francesco per metterla in pratica come singoli e collettività. Un inno all’ambientalismo integrale, strada maestra per uscire da questa crisi planetaria. Ve lo spiego con una mia recente poesia scritta durante il lockdown.


Titolo: Una rima bambina per la terra


Terra, natura, cultura

una rima facile e ossessiva

per capire ciò di cui

la natura è priva.


Il salto del virus corona

dalla foresta buona

è migrato nella metropoli cinese.


È appena passato un mese

ha invaso il mondo.


Ora è chiaro e tondo

stiamo toccando il fondo.


Torniamo alla terra

e alla sua cura.


Cambiamo così

altrimenti sarà dura.


Curiamo le api e i fiori e ne saremo fuori.


Quali sono i suoi obiettivi per il 2021? Ha qualche altro libro nel cassetto da scrivere o completare?

Il primo obiettivo è tutelare la mia salute. Per il resto spero di riuscire a fare qualche decina di presentazioni del mio libro La cura ai tempi del COVID-19. Prendersi cura dei più fragili Anziani, disabili e caregiver familiari nella pandemia, Maggioli Editore. Ho un’idea sul prossimo libro, ma mi piacerebbe fare sul tema anche un documentario con l’aiuto di un amico regista con cui ho realizzato il docu-film SLA in men che non si dica (2018) con 41 presentazioni insieme al libro sulla SLA.. È ancora presto per iniziare a scrivere.


Grazie mille per questa bella intervista, buon anno nuovo ed un sincero in bocca al lupo!

Grazie della vostra attenzione! Buon 2021 e buone letture!


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